La questione implica la conoscenza delle norme sul diritto delle successioni.
Con la morte di una persona, i suoi debiti si trasferiscono agli eredi. Ciascun erede subentra, in proporzione alla propria quota di eredità, sia nel patrimonio attivo del defunto che in quello passivo. Questa regola vale sia nel caso in cui il defunto abbia lasciato testamento che in quella in cui, in assenza di testamento, l’eredità vada divisa tra i parenti più prossimi secondo le regole dettate dal Codice civile.

È però erede solo chi accetta l’eredità. Dunque, rinunciando all’eredità, non si acquistano i debiti del defunto.
Come con tutti gli altri debiti, anche il finanziamento non pagato si trasferisce agli eredi, ma solo a quelli che abbiano accettato l’eredità.
Per fare un esempio : Se ci sono tre eredi e un residuo finanziamento di 100.000 euro, ciascuno di questi dovrà pagare alla banca o alla finanziaria 333.333,33 euro, ossia un terzo.

Quella degli eredi non è una responsabilità solidale: questo significa che, se uno di loro non dovesse pagare la propria parte del debito, gli altri eredi non rischieranno nulla, non potendo il creditore agire contro di loro. In buona sostanza, ciascun erede si mette al sicuro versando solo la propria quota, a prescindere da ciò che faranno gli altri.

Quindi, gli eredi come possono evitare il trasferimento dei debiti del defunto ?
Il trasferimento del debito per il finanziamento residuo non si trasferisce agli eredi in automatico, ossia già alla morte del debitore. Affinché ciò avvenga, come detto, è necessaria prima l’accettazione dell’eredità, atto che può essere fatto in forma espressa (dinanzi al notaio o al cancelliere del tribunale) o in forma tacita (ad esempio, attraverso la vendita dei beni del defunto oppure con l’utilizzo del suo denaro). Chi, invece, rinuncia all’eredità non subentra nel debito per il finanziamento residuo e non avrà alcuna responsabilità con la finanziaria o con la banca.

Prima del momento in cui viene eseguita la decisione tra accettazione e rinuncia all’eredità, il creditore non può pretendere alcun pagamento dai familiari del defunto. Costoro infatti, non avendo ancora acquisito la qualità di eredi – situazione che, come detto, si perfeziona solo con l’accettazione dell’eredità – non sono neanche tenuti a pagare i debiti di del defunto. Ci sono dieci anni di tempo per prendere una decisione tra l’accettazione e la rinuncia dell’eredità. Per chi però è già nel possesso dei beni del defunto (si pensi a un figlio convivente), ci sono solo 3 mesi per fare l’inventario e 40 giorni per comunicare l’accettazione o la rinuncia all’eredità.

Esiste una soluzione intermedia per chi non ha esatta contezza dei debiti lasciati dal defunto che è l’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario. In questo caso, gli eredi dovranno pagare i debiti lasciati dal defunto solo nei limiti del valore di quelli ricevuti con l’eredità. In questo modo, non avranno mai una perdita. In caso di mancato pagamento, i creditori peraltro potranno pignorare solo i beni ricevuti con l’eredità e non quelli personali dell’erede di cui questi era proprietario già prima. Risultato: tramite l’accettazione con beneficio di inventario non si rischia mai di perdere il proprio patrimonio personale.

Prima di accettare l’eredità, sarà sempre bene verificare l’entità residua del debito e confrontare questo con la situazione patrimoniale del defunto. È infatti conveniente, nel caso in cui il debito sia nettamente superiore all’attivo, rinunciare all’eredità.